La storia economica dellâItalia è strettamente legata allâevoluzione della sua moneta, dalla lira allâeuro. Analizzare il rapporto tra queste valute e il prezzo dellâoro permette di comprendere i meccanismi della svalutazione monetaria e il loro impatto sul potere dâacquisto. Lâoro, considerato da sempre un bene rifugio, rappresenta un parametro chiave per valutare la stabilitĂ economica e la soliditĂ delle valute.
Questo articolo esplora lâandamento della lira italiana e dellâeuro in relazione al prezzo dellâoro, evidenziando come le dinamiche economiche e le crisi finanziarie abbiano influenzato la perdita di valore della moneta.
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Indice
#1. Lira italiana: inflazione e svalutazione
La lira italiana, introdotta nel 1861 come moneta ufficiale del Regno dâItalia, ha attraversato fasi di stabilitĂ e periodi di forte inflazione, con una svalutazione che ha caratterizzato gran parte del Novecento. Durante la Prima Guerra Mondiale, la spesa bellica causò unâimpennata del debito pubblico e un aumento dellâinflazione, gettando le basi per le crisi economiche successive. Negli anni â20, la lira subĂŹ un primo forte deprezzamento che portò alla cosiddetta âquota 90â voluta da Benito Mussolini, un tentativo di rivalutazione artificiale della moneta che, tuttavia, non risolse le fragilitĂ strutturali dellâeconomia italiana.
Il secondo conflitto mondiale segnò un altro punto di svolta. La distruzione delle infrastrutture, lâoccupazione e le spese militari provocarono un crollo economico che portò a un ulteriore crollo del valore della lira. Il periodo post-bellico fu caratterizzato da unâinflazione galoppante che ridusse drasticamente il potere dâacquisto. Tuttavia, con il Piano Marshall e lâingresso nellâOCSE, lâItalia conobbe un periodo di crescita economica senza precedenti tra gli anni â50 e â60, il cosiddetto âmiracolo economico italianoâ.
Nonostante la crescita economica, lâinflazione rimase un problema cronico. Le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 ebbero un impatto devastante sullâeconomia italiana, aumentando il costo delle materie prime e innescando ulteriori ondate inflazionistiche. Durante questo periodo, il prezzo dellâoro divenne un indicatore chiave della svalutazione della lira. Se negli anni â50 unâoncia dâoro si acquistava con circa 38.000 lire, negli anni â80 il prezzo superava le 200.000 lire.
Negli anni â80, la gestione economica italiana fu segnata da un crescente indebitamento pubblico. Il debito statale superò il 100% del PIL, e lâinflazione raggiunse picchi significativi, toccando il 20% annuo in alcuni periodi. Lâintroduzione dello SME (Sistema Monetario Europeo) negli anni â80 mirava a stabilizzare le valute europee, ma la lira fu spesso soggetta a svalutazioni per mantenere la competitivitĂ delle esportazioni italiane.
Nel 1992, la speculazione finanziaria colpĂŹ duramente la lira, costringendo lâItalia a uscire temporaneamente dallo SME dopo il famoso mercoledĂŹ nero, quando George Soros scommise contro la moneta italiana. Questa crisi accelerò il processo di riforma economica che portò lâItalia verso lâadozione dellâeuro. Alla vigilia della conversione nel 2002, la lira aveva perso gran parte del suo valore originale: unâoncia dâoro, che nel 1950 valeva 38.000 lire, nel 2001 superava le 500.000 lire.
#2. Euro: la sfida della stabilitĂ monetaria
Lâintroduzione dellâeuro nel 2002 fu vista come una svolta per lâItalia e gli altri paesi membri dellâEurozona. Lâobiettivo era creare una moneta stabile, ridurre le fluttuazioni valutarie e rafforzare lâintegrazione economica europea. I criteri di Maastricht, che regolavano lâingresso nellâeuro, imposero rigidi parametri economici, tra cui un limite del 3% del deficit pubblico rispetto al PIL e unâinflazione controllata.
I primi anni dellâeuro furono relativamente stabili, con lâinflazione contenuta e un crescente scambio commerciale tra i paesi membri. Tuttavia, lâeuro venne subito percepito dai cittadini come causa di un aumento dei prezzi al consumo, sebbene le statistiche ufficiali indicassero unâinflazione modesta. Questo fenomeno, noto come âinflazione percepitaâ, generò diffuso malcontento, soprattutto nei paesi mediterranei come Italia, Spagna e Grecia.
La crisi finanziaria globale del 2008 cambiò radicalmente lo scenario. La caduta di Lehman Brothers e il crollo dei mercati portarono a una recessione profonda che colpĂŹ duramente lâEurozona. I paesi piĂš indebitati, tra cui lâItalia, subirono un aumento dello spread (il differenziale tra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi), segnalando una perdita di fiducia dei mercati. Lâoro, come spesso avviene nei periodi di crisi, divenne un bene rifugio: il prezzo di unâoncia passò da circa 300 euro nel 2002 a oltre 1.200 euro nel 2012.
La crisi del debito sovrano del 2010 colpĂŹ in particolare la Grecia, ma anche lâItalia ne subĂŹ le conseguenze. Le politiche di austeritĂ imposte dallâUE alimentarono la recessione, mentre la disoccupazione cresceva e il debito pubblico continuava a salire. La Banca Centrale Europea, guidata da Mario Draghi, intervenne con misure straordinarie, tra cui il famoso âWhatever it takesâ del 2012, che contribuĂŹ a stabilizzare i mercati.
Negli anni successivi, lâeuro ha dovuto affrontare nuove sfide, tra cui la Brexit, le tensioni commerciali internazionali e la âpandemiaâ di COVID-19. Questâultima ha avuto un impatto devastante sullâeconomia europea, spingendo i governi a politiche fiscali espansive senza precedenti. Il prezzo dellâoro ha raggiunto nuovi massimi storici, superando i 1.800 euro per oncia nel 2020.
Lâeuro, pur mantenendo una certa stabilitĂ rispetto ad altre valute globali, ha mostrato segni di vulnerabilitĂ nei momenti di crisi. Le divergenze economiche tra i paesi membri e le difficoltĂ nellâadozione di politiche fiscali comuni continuano a rappresentare una sfida per la tenuta della moneta unica.
#3. Grafico e tabella
Ho realizzato un grafico e una tabella per far balzare piĂš facilmente allâocchio lâentitĂ della svalutazione che ha subito la lira italiana, mentre il prezzo dellâoro è salito in continuazione. Da notare come nei periodi di guerra o di crisi economica si evidenzino le maggiori variazioni.


Fonti e dati:
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