Investitoro, una Mente Stravolta dai Rendimenti

C’era una volta, in una città normale, un uomo normale con un lavoro normale e con abitudini molto, molto normali. Si chiamava, o così si faceva chiamare sui social, Investitoro. No, non era un toro di Uòl Strìt, ma aveva visto i film, aveva letto un paio di post e, soprattutto, si era beccato un sacco di pubblicità che gli urlavano: “Investi anche tu! Basta un’app e 100 euro! Scendi dalla ruota del criceto, sarai mica un lùser eh?”.

Ispirato da una storia vera. E poi… chi non è stato un pochino un Investitoro qua? 😀

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All’inizio Investitoro era scettico. Non aveva mai investito in vita sua, a parte quella volta che aveva speso 500 euro per il sistemone di capodanno, senza vincere. Ma poi qualcosa scattò in lui, era l’invidia.

Quando i suoi amici, gli stessi che non sapevano distinguere un’azione da una salsiccia, iniziarono a mostrargli gli schermi pieni di guadagni esagerati, un senso di inferiorità iniziò a farsi strada tra il suo orgoglio. Uno diceva: “Ho fatto +18% stamattina con una cripto”. Un altro: “Guarda il mio etieffe! Sale da mesi!”.

Investitoro non era un perdente, lui non poteva essere l’ultimo scemo del villaggio mentre tutti gli altri se la spassavano e sbandieravano guadagni facili!

Così Investitoro scaricò l’app sul suo nuovo smàrtfon.

Lo aveva comprato a rate. Non poteva fare a meno delle rate, visto che era diventata sua abitudine quella di prenotare il ristorante per 12 serate al mese per pubblicare le foto dei piatti sul social Tutti Famosi.

I primi 100 euro furono messi in un ETF azionario mondiale perché “diversificare è importante eh!”, come diceva lo iutùber col cappellino fico e lo sfondo suggestivo. Vide +3%, poi +7%, poi +12%. Un brivido sulla schiena. Il toro in lui si stava svegliando. Presto Investitoro raddoppiò, triplicò, quadruplicò. Inserì azioni mirate (cioè quelle che avevano già fatto +200%) e ovviamente anche criptovalute, perché “non si può restare fuori e pùr uitàut mànei”.


I rendimenti salivano sempre… sempre! Era il post-Covid gente, ossia l’era in cui bastava lanciare i soldi contro lo schermo e il grafico ti premiava.

Investitoro sviluppò anche una nuova teoria finanziaria personale secondo la quale il rapporto rischio/rendimento apparteneva al passato. Per lui c’era ormai solo il rendimento. Il rischio era per gli sfigati che non sapevano fare soldi, per i poveri che compravano buoni postali e obbligazioni o ancora per chi vendeva troppo presto.

Come lui, milioni di altri investitori entravano a frotte, pompando i prezzi verso l’alto, sempre più su, sempre più oltre. Ogni volta che qualcuno diceva “attenzione, siamo in bolla”, veniva zittito con un meme o un grafico dal 1870 che mostrava che “l’azionario vince sempre nel lungo periodo”. E poi, se c’era un problema, c’era sempre il fondo Morgana, che diceva: “Mai vendere. Rimani investito. Chi resta vince sempre.” (senza mai menzionare che chi ti consiglia di restare guadagna sempre, anche se tu perdi, grazie alle commissioni).

Poi, inevitabilmente, arrivò il crollo.


ETF giù del 40%, criptovalute evaporate come alcol puro in pieno agosto, azioni mirate che adesso miravano verso il basso. Investitoro non capiva, non era preparato a tutto questo. Non gli avevano detto, o non aveva voluto credere, che poteva succedere.

Fece quello che tanti fecero, non autocritica ma accuse: “Il governo! Le banche centrali! Le lòbbis! Gli algoritmi!”… insomma chiunque, pur di non ammettere che aveva scambiato una roulette per un bancomat.

Ma attenzione perché Investitoro non ha le “mani di burro” come gli altri. Lui è furbo, non vende, perché “chi vende perde”, aveva letto da un tweet di un sedicente esperto finanziario.

E così Investitoro è ancora lì, con lo sguardo del guerriero che non molla mai, con le vele spiegate e il dito puntato all’orizzonte come il comandante Aubrey. Lui non si sognerebbe mai aggrappato all’ultimo pezzo di legno della sua barca, distrutta dalla tempesta che si ostinava a non considerare.


E adesso, veniamo alla morale di questa storiella scritta con un po’ di umorismo.

A mio avviso, le iperquotazioni di questi tempi non sono state il frutto di solide fondamenta economiche, ma del delirio collettivo di nuovi investitori mai scottati, convinti che l’alto guadagno fosse un diritto inalienabile. Come diceva Milton Friedman:

Non esistono pasti gratis.

E se mai dovessero esistere… preparatevi a digerirli.

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