Gentile CryptoPub,
rispetto pienamente l’idea di ogni ospite e di ogni sostenitore di Bitcoin ma personalmente ritengo che se a Bitcoin toglieste questi stratosferici balzi di prezzo e rimanesse anche solo legato all’inflazione reale per qualche decennio, la stragrande maggioranza di chi lo elogia o di chi lo detiene sparirebbe.
Tanti dei suoi più accaniti sostenitori si sposterebbero su asset più speculativi come azioni o qualsiasi asset del momento che ha tendenza.
Anche se si ammettesse che Bitcoin sia diventato qualcosa di puramente speculativo, questa affermazione farebbe crollare il castello di carte che si è costruito su di esso per esaltarne qualità come la liberazione da un sistema finanziario tossico e un’alternativa monetaria etica.
Personalmente ad oggi credo che il valore di Bitcoin, che coincide con il motivo per cui alcune persone lo comprano, sia rappresentato da:
- La speranza nel futuro che più persone vedano in Bitcoin un mezzo di scambio
- La speranza nel futuro che il prezzo salga per poter generare una plusvalenza
- La speranza nel futuro che entrambe le cose si realizzino
In tutti i tre casi, c’è come fattore comune “la speranza nel futuro che…” e non un qualcosa di misurabile in termini attuali.
Se ci soffermiamo sul primo caso, dubito che al momento sia un mezzo di scambio funzionale.
Questa funzionalità è stata soppressa quando si è deciso di eliminare la scalabilità sulla catena principale (purtroppo la soluzione avviata con Bitcoin Cash è fallita a livello di prezzo). Lightning Network d’altronde non può funzionare nemmeno concettualmente, per funzionare bene richiederebbe un’alta scalabilità sulla catena principale il che renderebbe inutile Lightning stesso.
Se ci soffermiamo sul secondo caso non sarebbe altro che la semplificazione di uno schema Ponzi, rimanendo un asset cha la gente tiene in portafoglio, non lo spende e aspetta di rivenderlo al prossimo disposto a pagare di più.
Il prezzo aumenta in continuazione, sì, ma chi detiene la maggior parte delle riserve? Quali prove abbiamo per poter pensare che questi prezzi rispecchino un’adozione spontanea della gente… o “dal basso”?
Anche ingenti quantità di oro sono detenute nelle mani di pochi governi e poche banche, ma l’estrazione dell’oro è un processo che va avanti da secoli e ha subito un’accelerazione solo con l’impiego di tecnologie più recenti e performanti.
La stessa cosa non si può dire del Bitcoin, del quale più della metà è stata “estratta” in meno di 10 anni, con grossi fondi e grossi investitori pronti ad accappararsene una gargantuesca quantità potendo godere di un anonimato e di una velocità transazionaria inimmaginabile rispetto a quanto avvenuto nei secoli per l’oro.
In sostanza il Bitcoin sarebbe il vero candidato a essere un qualcosa per pochi, non l’oro.
Non voglio nemmeno paragonare Bitcoin alla bolla dei tulipani, sminuirei i tulipani che per lo meno avevano una funzione decorativa. Allo stato attuale della tecnologia raggiunta dalle criptovalute non vi è modo di dare un valore ragionevole a Bitcoin e l’unico modo per dare valore a una criptovaluta sarebbe una società che la emette garantendo un sottostante come già avviene con USDT o PAXG (il che significa centralizzazione e annullamento del concetto stesso di criptovaluta).
Nel migliore dei sistemi finanziari basati su Bitcoin, questo sarebbe niente di più che un gold standard senza alcun gold alla base.
Ho sentito anche confondere problemi derivanti dalla natura umana a tematiche sociali con la questione valutaria e col tipo di sistema monetario adottato, è a mio avviso soltanto un minestrone emotivo guidato principalmente dalla speranza che il proprio investimento si apprezzi, il che offusca la lucidità di giudizio.
Infine, sono rimasto deluso dall’atteggiamento del Sig. Carbone che è stato a mio avviso totalmente irrispettoso e incapace di difendere il suo punto di vista con professionalità e razionalità.
Questo rafforza la mia idea che a volte gli investimenti (soprattutto in criptovalute) possono avere lo stesso effetto del fanatismo religioso, diventando un dogma e non più un qualcosa di possibilmente criticabile.
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